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È davvero delicato proporre un qualsiasi commento sul Discorso pronunciato dal Santo Padre al termine dell’incontro “La protezione dei minori nella Chiesa”, in Vaticano, lo scorso 24 febbraio. Innanzitutto poiché si tratta di un Discorso articolato, omnicomprensivo e particolarmente lungo. A dimostrazione dell’importanza che Papa Francesco – spesso a suo agio con interventi brevi – ha dedicato alla questione, e dell’importanza che questo Discorso (rapidamente disponibile in più lingue sul sito web del Vaticano) è destinato ad avere. È un testo programmatico. Poi perché, commentandolo, quasi inevitabilmente si rischia di soffermarsi su un determinato aspetto mettendolo in risalto forse in modo eccessivo, e nuocendo così alla comprensione globale dell’insieme del Discorso e alla sua diffusione. Infine, numerosi esperti qualificati e meglio informati gli hanno già dato ampia eco.

Ciò premesso, per il lavoro della nostra Associazione, è necessario prendere atto degli affondi di Papa Francesco sulla questione della pornografia nonché su altre questioni ad essa collegate. Li copio di seguito, con qualche commento.

 

«Dagli studi effettuati, negli ultimi anni, sul fenomeno degli abusi sessuali su minori emerge altresì che lo sviluppo del web e dei mezzi di comunicazione ha contribuito a far crescere notevolmente i casi di abusi e violenze perpetrati on line. La diffusione della pornografia sta dilagando rapidamente nel mondo attraverso la Rete. La piaga della pornografia ha assunto dimensioni spaventose, con effetti deleteri sulla psiche e sulle relazioni tra uomo e donna, e tra loro e i bambini. È un fenomeno in continua crescita. Una parte molto considerevole della produzione pornografica ha, tristemente, per oggetto i minori, che così vengono gravemente feriti nella loro dignità. Gli studi in questo campo – è triste – documentano che ciò avviene in modi sempre più orribili e violenti; si arriva all’estremo degli atti di abuso su minori commissionati e seguiti in diretta attraverso la Rete» (e una nota che riporta alcune statistiche).

Indubbiamente la pornografia online adesca i minori: per crescerli come consumatori regolari cioè futuri addict, per assuefarli ai suoi contenuti e alle fonti di approvvigionamento, per farne anche dei “protagonisti”. Già Benedetto XVI, nel dicembre 2010, disse: «esiste un mercato della pornografia concernente i bambini, che in qualche modo sembra essere considerato sempre più dalla società come una cosa normale. La devastazione psicologica di bambini, in cui persone umane sono ridotte ad articolo di mercato, è uno spaventoso segno dei tempi». Gli accessi da parte di minori sono sempre più frequenti, facili, probabili, poiché una parte sempre più significativa della vita sociale dei bambini e dei giovani avviene online. Un’inchiesta del Conseil supérieur de l’audiovisuel francese rileva che il consumo di pornografia è oramai considerato dagli adolescenti una specie di rito di passaggio verso l’età adulta[1]. «Il “mainstreaming della pornografia” (…) si manifesta in modo particolarmente evidente nella cultura giovanile, dalla televisione e dalle riviste di stile destinate agli adolescenti ai video musicali e alle pubblicità rivolti ai giovani»[2]. L’accesso, in particolare, sempre di più, avviene via lo schermo di un telefonino o di un tablet: gli adulti stanno appena iniziando a capire (riusciranno a farlo del tutto?) lo tsunami porno che si abbatte sulla prima generazione di smartphone kids, stando ai termini di uno studio elaborato all’Università del Middlesex[3]. Un rapporto pubblicato con l’avvallo di noti enti internazionali (tra i quali l’UNESCO, il Programma ONU per lo Sviluppo e l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni) spiega che, grazie alla crescente ubiquità dei mobile devices, bambini di 5-6 anni oramai accedono a materiale pornografico[4]. Talvolta cercando cartoni animati innocenti, musichette, e via via, un clic dopo l’altro e un algoritmo dopo l’altro, finiscono con l’imbattervisi in materiale hard. Eloquenti i dati diffusi da un ente governativo del Regno Unito per il solo mese di maggio 2015: 1,4 milioni di visitatori unici di meno di 18 anni hanno consultato siti pornografici dal loro computer nel Regno Unito, e la metà di questi minorenni aveva tra 6 e 14 anni[5]. Anche le statistiche fornite da alcuni giganti del settore informatico (Norton e Kaspersky) sono allarmanti. Stando all’UNICEF, l’accesso da parte di bambini a materiale pornografico online comporta tre tipi d’influenza: per via del mero contenuto (caso del bambino spettatore passivo, “mentalmente rovinato”), per via dei possibili contatti che si possono stabilire (se lo spettatore non è più passivo, ma condivide immagini di se stesso nudo, e i casi di adescamento online), e perché, a lungo andare, può plasmare convinzioni e ispirare determinati comportamenti – spesso precoci, rischiosi e/o violenti[6], dettati dai canoni spesso irrealistici della pornografia. Lo schermo non costituisce una barriera invalicabile: quello che si vede e che eccita online ha potenzialmente ripercussioni nella vita offline anche una volta spento lo schermo. La frontiera tra mezzi di comunicazione sempre più sofisticati e onnipresenti, da una parte, e “vita vera”, dall’altra parte, è imprecisa e porosa, anche per i minori (anzi, forse soprattutto per loro che in alcuni casi non hanno conosciuto una vita senza telefonino, una vita pre-ADSL).

Raggiungendo i più giovani, la pornografia spesso interferisce profondamente con il loro sviluppo psichico e affettivo, poiché sono ancora privi di adeguati criteri di discernimento e più facilmente disorientabili/influenzabili[7]. Un bambino è particolarmente influenzabile da ciò che il suo ambiente circostante e la sua cultura gli mostrano come “corretto”, “accettabile”, “lo fanno tutti”. Il fenomeno in continua crescita del quale parla il Santo Padre è davvero preoccupante.

 

«Occorre qui incoraggiare i Paesi e le Autorità ad applicare tutte le misure necessarie per limitare i siti web che minacciano la dignità dell’uomo, della donna e in particolare dei minori. Fratelli e sorelle: il reato non gode del diritto alla libertà. Occorre assolutamente opporci con la massima decisione a questi abomini, vigilare e lottare affinché lo sviluppo dei piccoli non venga turbato o sconvolto da un loro accesso incontrollato alla pornografia, che lascerà segni negativi profondi nella loro mente e nella loro anima. Occorre impegnarci perché i giovani e le giovani, in particolare i seminaristi e il clero, non diventino schiavi di dipendenze basate sullo sfruttamento e l’abuso criminale degli innocenti e delle loro immagini e sul disprezzo della dignità della donna e della persona umana».

Non è sufficiente ripetere – e comunque non viene sufficientemente ripetuto – che i genitori e gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione, nell’educazione, nell’accompagnamento, nell’individuare le situazioni a rischio. Non si possono ragionevolmente lasciare genitori, insegnanti, bambini e giovani “soli” dinnanzi allo tsunami pornografico, limitandosi continuamente a invocare la loro responsabilità oppure criticare la loro ingenuità. I Governi, il mondo business, il settore della comunicazione, della pubblicità e quello dell’infotainement, le amministrazioni locali hanno anch’esse un ruolo irrinunciabile (e per adesso non sono all’altezza del ruolo, ammettiamolo!), complementare a quello dei genitori. Alcuni Governi e numerosi dei singoli Stati statunitensi stanno opportunamente affrontando la questione, talvolta scegliendo l’approccio della “minaccia alla salute pubblica” o quello della tutela dei minorenni. Catene alberghiere, comuni e ristoranti fast food hanno bandito la pornografia dal loro wi-fi. Alcuni social network stanno dando un tardivo giro di vite alla pornografia. Leggi proibiscono il “porno-vendetta” o il grooming. Ci sono, dunque, segnali a dimostrazione del fatto che il web non deve necessariamente essere uno spazio selvaggio, senza leggi né limiti. Non è una fatalità, si può pensare a un web diverso (è uno dei punti sui quali insiste Mary Aiken nel suo avvincente saggio The Cyber Effect). Scrivo tutto questo senza ignorare né minimizzare le difficolta e criticità inerenti a qualsiasi operazione di pattugliamento del cyberspazio, né le difficoltà che ci sono nel definire con precisione quale immagine, quale link, quale materiale vada censurato, bloccato, segnalato come inappropriato e irrispettoso della dignità umana. Ma queste difficoltà (sulle quali non mi soffermo) non possono rallentare l’adozione di migliori protezioni volte a tutelare chi è troppo giovane e chi non desidera accedere a materiale pornografico.

 

«Per combattere il turismo sessuale occorre repressione giudiziaria, ma anche sostegno e progetti di reinserimento delle vittime di tale fenomeno criminale. Le comunità ecclesiali sono chiamate a rafforzare la cura pastorale delle persone sfruttate dal turismo sessuale. Tra queste, le più vulnerabili e bisognose di particolare aiuto sono certamente donne, minori e bambini»

 

La pornografia – occorre esserne consapevoli – si nutre anche di riprese di migliaia di persone che si prostituiscono nelle zone più povere del mondo (come documentano autorevoli rapporti[8]). Laddove le leggi a tutela delle persone e le condizioni sanitarie sono maggiormente vacillanti,… dove ci sono pochi aiuti in caso di povertà,… dove è più facile “comprare” bambini. Il turismo sessuale è una fonte di produzione pornografica. E un certo filone della pornografia “vanta” i viaggi di alcuni predatori. Alcune scene di pornografia, poi, sono filmate con persone in situazione di schiavitù, oppure in diretta tramite webcam con il regista/committente in un Paese ricco e gli attori in una zona povera. Quando il Papa cita il «pacchetto di misure chiamato INSPIRE», si riferisce a una sigla spiegata con un’apposita nota. È un’ottima metodologia per contrastare il turismo sessuale in zone povere (in particolare le azioni riconducibili alla I di Income and economic strengthening cioè reddito e rafforzamento economico, e alla E di Education and life skills, cioè istruzione e competenze utili nella vita.

 

«I seminaristi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori pastorali e tutti devono essere consapevoli che il mondo digitale e l’uso dei suoi strumenti incide spesso più profondamente di quanto si pensi.»

Non c’è tempo per essere pessimisti. Seminari, diocesi e congregazioni religiose hanno avviato formazioni che contemplano anche il tema specifico della pornografia: una questione pastorale, di dipendenza, una minaccia per la coppia, una incompatibilità per la teologia del corpo … ciascuna formazione ha il suo approccio, ma le varie iniziative nascono proprio da questa constatazione: sacerdoti e operatori pastorali devono essere consapevoli delle minacce collegate al mondo digitale, in particolare la pornografia e le varie forme di abuso o ricatto a sfondo sessuale. Forse i vari scandali (abusi psicologici e sessuali su religiose e minorenni) che sconvolgono e addolorano la Chiesa in queste settimane consentiranno una parola più “libera” e sincera sulle questioni di tipo sessuale come la pornografia, talvolta considerata argomento tabù (come molti religiosi hanno confidato a PURIdiCUORE). Quando il Santo Padre spiega che i seminaristi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose, gli operatori pastorali «devono essere consapevoli che il mondo digitale e l’uso dei suoi strumenti incide spesso più profondamente di quanto si pensi», non pare che possano esserci conferenza episcopali o congregazioni che possano sentirsi non-coinvolte! La minaccia del mondo digitale arriva ovunque (anche se beninteso è maggiormente pregnante nei Paesi più industrializzati in cui molte persone hanno un accesso generalizzato e costante al web). Appunto, si moltiplicano le iniziative su questo tema all’interno della Chiesa. E così anche iniziative da parte della società civile (We Are Lovers e Libora in Francia, Dale la vuelta in Spagna), talvolta portate proprio da giovani, che si attivano per informare, denunciare, offrire pareri di esperti o proporre accompagnamenti, e aumentano anche le prese di posizione specializzate nel settore medico (ginecologi, psichiatri, sessuologi, addittologi).

In questo slancio di consapevolezza e formazione – uno slancio che speriamo e crediamo destinato ad allargarsi e a prendere radice – PURIdiCUORE annuncia una giornata di formazione che si svolgerà a Roma il 17 maggio 2019 (la giornata è organizzata con e patrocinata da altri enti). Informazioni e iscrizioni: roma@puridicuore.it

 

Tebaldo Vinciguerra

Segretario di PURIdiCUORE

12 marzo 2019

 

[1] Cf. TNS Sofres, Comprendre et analyser les performances de la Campagne CSA 2011, maggio 2012, p. 11.

[2] Sito del Parlamento Europeo, Proposta di risoluzione sull’eliminazione degli stereotipi di genere nell’Unione Europea (2012/2116(INI)), http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A7-2012-0401+0+DOC+XML+V0//IT (consultato il 10 gennaio 2016.

[3] Cf. Elena Martellozzo, Andy Monaghan, Joanna R. Adler, Julia Davidson, Rodolfo Leyva e Miranda A.H. Horvath, “I wasn’t sure it was normal to watch it…” A quantitative and qualitative examination of the impact of online pornography on the values, attitudes, beliefs and behaviours of children and young people, Londra 2016.

[4] Cf. Broadband Commission for Digital Development (Nazioni Unite), Cyber violence against Women and Girls. A world-wide wake-pp call, 2015, p. 7.

[5] Department for Culture Media & Sport del Regno Unito, Child safety online: Age verification for pornography, Regno Unito febbraio 2016, p. 14.

[6] Cf. UNICEF, Child Safety Online. Global challenges and strategies, dicembre 2011, p. 1.

[7] Cf. Ministero della Sanità e dei Servizi Sociali del Québec, rivista Ça s’exprime, num. 9, primavera 2007, p. 5; Elizabeth Oddone Paolucci e al., A Meta-Analysis of the Published Research on the Effects of Pornography,  Canada 1997.

[8] Penso alla serie statunitense dei Trafficking in persons Report e alle pubblicazioni francesi della Fondazione Scelles.