da La Croce del 12 Ottobre 2016
di Luca Marelli
Una premessa
Ho letto con interesse l’articolo di Giovanni Marcotullio pubblicato sabato su queste pagine, ed ho avuto un sussulto. Era una recensione al libro “Pornotossina” di Antonio Morra. Non capita spesso di trovare sui media cattolici o in generale su quelli italiani un articolo che parla in modo chiaro e sincero della piaga della pornografia, che tocca allo stesso modo chi è vicino e chi è lontano dalla vita Cristiana, facendo tanto male specialmente ai più giovani.
Lo so bene per esperienza personale – 53 anni, sposato, 4 figli e vita di fede tra parrocchie, associazioni e movimenti cattolici – perché ho lottato dall’età di 10..12 anni con le varie forme di pornografia riviste e fumetti guardati di nascosto, programmi delle TV private anni 80, scivolando verso la masturbazione compulsiva associata a internet, trascinato in un gorgo da curiosità, desiderio, debolezza, peccato, scusanti e tante altre cose che sintetizzo con le parole peccato e ferita. Il tutto con una vita apparentemente normale, ma con situazioni difficili nella relazione sponsale e nel rapporto con i figli che avrebbero potuto fare esplodere il matrimonio e la famiglia. Poi in modo imprevisto, nell’estate 2014 è accaduto di vivere una esperienza di Misericordia che mi ha liberato da quel peccato e guarito la mia ferita in quell’area della vita. Ti invio a parte la testimonianza letta alcuni mesi fa alla comunità Cristiana nella quale ho vissuto la fede per tanti anni. Se ritieni utile puoi pubblicarla, mia moglie ha dato il consenso.
I cattolici e la pornografia oggi
Vorrei sottolineare due cose riguardo al dilagare del porno.
- La prima: in Italia tra cattolici, anche molti in prima file nella battaglia per la difesa della famiglia e contro il gender, non si capisce a sufficienza la gravità della situazione e la necessità di avere strumenti adeguati – assenti nei vari piani pastorali delle diocesi che credo ignorino il problema e come affrontarlo, forse perché il problema è più esteso di quanto appaia tra gli estensori di quei piani? Io sarei felicissimo di essere smentito, ma con una semplice ricerca sul web i pochi siti in italiano che spiegano cosa è in gioco nel dilagare della pornografia sono di Evangelici o di Testimoni di Geova. Per contrasto negli Stati Uniti oltre alle risorse sul web di chiese Evangeliche e Pentecostali, ci sono molti siti di cattolici. Uno come esempio: Integrity Restored di un gruppo di persone che lavora con Peter Kleponis e Matt Frad. Ho fatto un periodo di psicoterapia con Kleponis che ha un approccio integrale, affrontando gli aspetti fisici, emotivi e spirituali della dipendenza, pensato proprio per chi è Cattolico. I suoi libri affrontano anche la diffusione tra i ministri religiosi – analoga tra sacerdoti cattolici e pastori protestanti – e danno valutazioni e strumenti specifici per i sacerdoti.
- La seconda : noi cattolici abbiamo una arma che teniamo ben nascosta, direi segreta a noi stessi, per tutto ciò che riguarda affettività , sessualità, corporeità e sono le catechesi della Teologia del Corpo di San Giovanni Paolo II. Profondamente biblica e largamente ignorata nei corsi di preparazione al matrimonio, nella formazione dei sacerdoti, nelle catechesi per laici. Certo non è facile da leggere nell’edizione originale o in libri che la “approfondiscono”, ma ormai sono disponibili libri che la spiegano “ai principianti” come quello di Christopher West appena uscito da Porziuncola. Partire da questo ABC sarebbe un bel cambiamento.
Una testimonianza
Vorrei testimoniare come Tu, Signore, mi hai aspettato giorno e notte e che il Tuo perdono risana le ferite e guarisce le malattie.
Sono sposato dal 1991 con Michelle e abbiamo quattro figli, dai 23 ai 13 anni. Gesù mi è venuto incontro, nell’autunno 1978, in 2a liceo scientifico, attraverso i volti degli amici di un gruppo di studenti cattolici.
Sono ingegnere e per lavoro sono spesso in Medio oriente. È accaduto di trovarmi una domenica di luglio 2014 in una citta mediorientale, ed essere invitato ad un momento di ritiro a cui partecipava la comunità locale, un insolito momento di preghiera conclusosi con un’ora di adorazione eucaristica durante la quale si pregava in modo particolare lo Spirito Santo, invocandone l’effusione sui presenti.
La mattina successiva mi sveglio con un pensiero nella mente “Io faccio nuove tutte le cose” – e nel cuore il desiderio di confessarmi mentre ero in quella città un’altra settimana: trovo un anziano sacerdote che mi accoglie, mi benedice e, prima che potessi aprire bocca mi dice: “Luca, il Signore Gesù ti ama” e mi assolve.
Non soddisfatto, chiedo ad un altro sacerdote che ha poco tempo e (il 19 luglio alle 8:30), solo poco prima della mia partenza mi riceve. Lui prega per me per qualche minuto, io inizio a parlare e le parole fluiscono precise a rivedere punti nodali della mia vita; spiego che soffro per un peccato ricorrente e che da qualche tempo prego San Michele……. pronunciando il nome dell’Arcangelo ho iniziato a piangere – come mai accaduto prima – con un senso fisico di oppressione e contemporaneamente di liberazione, che dura alcuni minuti, dopo i quali in sacerdote mi abbraccia, e continuiamo la confessione, terminando con l’assoluzione.
All’uscita dalla Chiesa in cui ero entrato con il sole, scoppia un temporale che mi lava completamente, non avendo con me ombrello o giacca.
Cosa era accaduto? Da lunghi anni soffrivo di un peccato di natura sessuale che risaliva all’adolescenza – tranne un lungo periodo di sobrietà proprio negli anni iniziali in cui l’incontro con Gesù mi aveva rapito l’animo – quelle cose che consideriamo “sentimenti adolescenziali”.
Si trattava di accesso frequente alla pornografia e della pratica di masturbazione, dentro la normale vita personale, coniugale, familiare, sociale, cristiana. Attraverso tante fasi era diventato una abitudine compulsiva, davvero la mia era «umanità ferita, umanità che porta ferite profonde e non sa come curarle o crede che non sia proprio possibile curarle», mentre ero fedele nelle intenzioni e nella pratica, alla vita della parrocchia e della fraternità del gruppo ecclesiale a cui appartenevo, alla preghiera e alla partecipazione ai sacramenti – la confessione a fasi alterne.
La maggior parte degli psicologi non riconosce questo come un problema – anche molti che si professano cattolici. Tra i sacerdoti che ho incontrato nessuno mi ha spiegato che è una dipendenza, come l’alcolismo, la droga o il gioco d’azzardo.
Nel 2012 scopro che negli Stati Uniti c’è chi riconosce e capisce il problema ed un periodo in psicoterapia – via Skpe – mi aiuta a restare sobrio per un alcuni mesi, mai poi ricasco.
Arrivo allora a “Considerare il mio male, il mio peccato, come incurabile, come qualcosa che non può essere guarito e perdonato”. Facevo leva sul mio sforzo, e quando questo falliva, e questo peccato invisibile ma distruttivo si ripresentava. Ed io giorno dopo giorno mi trovavo a “credere che non esista possibilità di riscatto”. La mia fragilità coincideva con l’appoggiarsi alle mie forze e “Mi mancava l’esperienza concreta della misericordia”, di “una mano che ti rialza, un abbraccio che ti salva, ti perdona, ti risolleva, ti inonda di un amore infinito, paziente, indulgente; ti rimette in carreggiata“. Ero disperato – in fondo quelle immagini e quelle sensazioni mi piacevano, ero nel tunnel della assuefazione che spinge a volere di più: volevo passare alle vie di fatto e solo la mano della Madre, ne sono certo, mi ha protetto e salvato da questo ulteriore peccato.
Aumentava la disperazione, mi sentivo in trappola.
Usando le parole di don Luigi Giussani, «ero diventato grande: mentre mi ero assicurato una capacità umana nella mia professione, una bella famiglia, un figlio ingegnere, uno in seminario, e così via. Ma c’era al fondo il dubbio (rispetto alla emozione di tanti anni fa, di certe circostanze di tanti anni fa, soprattutto) che forse Cristo fosse lontano dal mio cuore» e che io fossi proprio solo: mi veniva in mente spesso l’inno della compieta “dal male che ci affascina il corpo stanco libera”.
All’inizio 2014 – alcuni mesi prima di quella confessione – avevo iniziato a dire le semplici preghiere il mattino in ginocchio e a recitare tante volte al giorno – quando ero forte e anche se ero stato debole poco prima – “Oh Gesù d’amore acceso” e poi pregare San Michele, con la preghiera che si conclude “Satana e gli altri spiriti maligni, che vagano nel mondo a perdizione degli uomini, con divina virtù nell’inferno discaccia”.
Nella mia vita concreta di marito e padre Tu, Signore hai capovolte le cose, hai ribaltato l’onere della prova: sei Tu che hai dimostrato di essere per me indispensabile per vivere. Ho sperimentato …. lo stile divino: non sopraffare con la potenza esteriore, ma dare libertà, persino se così ci allontaniamo dal Tuo amore.
Ho toccato questo con mano che ripetere il peccato, non curare le proprie ferite, allontana dal suo Amore, apre uno spiraglio al male. Se questo avviene spesso, molto spesso, lo spiraglio diventa una fessura, poi una porta, poi accade che quel male si fa un nido. Infine prende il controllo – nel mio caso solo in certi momenti – e ti espropria della volontà e di quella libertà che è così cara a Dio, con tante conseguenze per me soprattutto nella vita famigliare e coniugale. In quei momenti hai la nostalgia di uno che non può dimenticare il Signore, ma il ricordo delle parole che sai essere vere, non impedisce di sentirsi abbandonato e ridotto alla propria potenza disperata.
Ciò che è accaduto in quella confessione è che il Signore ha piegato e vinto il nemico, ha aperto le porte della mia prigione, mi ha sciolto dalle catene con la debolezza onnipotente del Suo amore, In realtà ogni confessione è effusione dello Spirito Santo e liberazione dal potere del maligno – esorcismo, per chi non teme questa parola.
Io testimonio di aver ricevuto, mentre ero ancora nel peccato, la potenza del Suo Spirito: sentire in cuore ”Io faccio nuove tutte le cose” lo ha rivelato a me stesso, prima ancora che capissi con la mente ed i sensi cosa stava accadendo. Ricevere l’assoluzione senza avere enunciato i peccati è stato toccare con mano la misericordia; la confessione successiva è stata la liberazione da una malattia spirituale.
La grazia efficace del sacramento ha donato la guarigione totale e istantanea della mia malattia, della dipendenza, ha risanato il mio desiderio, permettendomi di vivere da figlio di Dio il dono del mio proprio corpo e l’unione sponsale. Ha guarito la malattia del mio spirito, che si manifestava anche in quel sonno dell’animo che mi spegneva ad ogni incontro, pubblico o privato, come chi mi conosce ben ricorda.
È accaduto quanto dice Isaia al capitolo 38 – la guarigione di Ezechia che era la lettura del giorno precedente la mia confessione: “Ho udito la tua preghiera e ho visto le tue lacrime…. E il sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva disceso.” È come se fosse davvero tornato indietro il tempo per me, nel rapporto coniugale, nella vita in famiglia, e dopo il miracolo che ha spazzato via le conseguenze del male, è ripartito un cammino, che mi fa abbracciare le mie responsabilità, che rende bella la fatica di servire il Signore, e mi rende libero. È questa una differenza profonda da prima, dal cammino percorso fino ad un certo punto: la differenza profonda è seguire la Chiesa teso a comprendere lo Spirito Santo, essere aperto ai suoi doni, anche quelli un poco scomodi, “per amare realmente la vita e il mio destino.” (parafrasando ancora don Giussani, a Rimini, Maturati 30 settembre 1982,)
In quei giorni di luglio 2014 è iniziata un’avventura di vita buona, che tiene e valorizza tutto il cammino di tanti anni, una vita nuova nello Spirito Santo, lasciando che la sua Presenza domini in me, attraverso la preghiera di lode, l’adorazione, i Sacramenti, la comunione ed il sostegno di fratelli e sorelle nella fede e nella fraternità.
Ho scoperto dentro questo cammino che ognuno di noi riceve dei carismi o doni dello Spirito, i quali sono speciali e sono personali, il Signore ne dona a ciascuno in abbondanza e ci sprona a scoprirli ed usarli per costruire la Chiesa.
È accaduto il rinnovarsi in modo sorprendente della promessa di “felicità per sempre” percepita quando, a 15 anni, nella solitudine della mia stanza, preso dal dubbio “ma sarà vero?” ho cercato e letto un brano che mi aveva sempre colpito fin da piccolo e amo ancora oggi tantissimo – e sono scoppiato in lacrime dicendo con San Tommaso “mio Signore e mio Dio!”.
Luca Marelli