di Massimo Merlino L.C.
Gesù di Nazareth è l'uomo compiuto, integro e unito in se stesso. Ci mostra il modo umano di essere Dio e ce lo rende possibile, imitabile, arrivabile nell'ascesi cristiana, che è imitazione di Cristo, lavoro su di sé, difficile e faticoso ma fecondo e motivo di pace, di gioia, pienezza e compimento di sé.
Bisogna cominciare il cammino di ascesi da una prima consapevolezza: il nostro cuore ha una porta e cinque finestre. La porta è la coscienza, che dobbiamo sapere aprire e chiudere in base agli ospiti che intendiamo accogliere. L'ideologia, l'ambiguità, la doppiezza, le maschere in genere possono andare bene per una festa di carnevale in piazza, ma non in casa. Una certa dissimulazione può essere infatti necessaria a volte nel lavoro, in società, anche in famiglia, ma non va accolta la menzogna. Quando ti cade la maschera non ti riconosci più. La porta della coscienza dovrebbe aprire il cuore solo alla verità. Per vigilare all'ingresso serve formazione spirituale, sana dottrina e un vero desiderio di autenticità cristiana. In genere la porta sta sempre chiusa, per questo è importante che casa nostra, il cuore dell'uomo, non sia proprio un "porto di mare". Le cinque finestre sono i sensi esterni della nostra esperienza immediata: vista, udito, odorato, tatto e olfatto.
Per intenderci, e per entrare in punta di piedi nella immensa profondità e ricchezza della vita interiore nel cuore umano, possiamo cogliere alcune implicazioni di ogni dipendenza affettiva raffigurandoci l'interno della nostra casa interiore, la vita dell'anima, nelle sue diverse stanze. In particolare due di esse, quelle più esposte agli impulsi che passano dall'udito e dalla vista.
La prima stanza è il salone all'ingresso, dimora della nostra "socialità". Immaginiamo un grande finestrone che si affaccia sul mondo e da cui continuamente veniamo bombardati con piccole borse di rifiuti solidi che finiscono dentro: pregiudizi, mormorazioni, maldicenze, o peggio i più accaniti haters digitali, tendono a riempire di spazzatura la nostra casa interiore se la finestra non è ben chiusa. Il senso dell'udito va protetto con l'ascolto selettivo, prestare attenzione a ciò che è bello, buono e vero, e distogliendola da ciò che è rifiuto sociale, spazzatura. È importante oggi più che mai custodire la propria socialità dall'odio che viene da fuori, che entra dentro senza che te ne accorgi e fa montare con il tempo un senso di avversione spesso irragionevole anche verso le persone più care.
Andando oltre, entrando in casa troviamo la camera da letto, dimora della nostra "affettività". Anche qui immaginiamo una finestra che si affaccia sulla stanza più intima, luogo sacro delle relazioni affettive e coniugali. Attraverso il senso della vista, le immagini lussuriose che mostrano il rapporto intimo ridotto a un atto di consumo edonistico piuttosto che di relazione personale, dove tutto parla di uso egoistico dei corpi anziché di scambio di affetti e reciprocità, dove la violenza prende il posto della delicatezza, è come se fossimo costantemente bombardati di rifiuti organici che imputridiscono in camera da letto se la finestra non è mantenuta ben chiusa. Essendo organica, questo genere di spazzatura infetta i sensi interni, l'immaginazione e la memoria innanzitutto, che a loro volta generano processi interiori disfunzionali che condizionano la sensibilità. Ne risulta il dramma di non riuscire o non sapere più toccare la propria moglie, le proprie figlie, senza un disturbo congenito nell'affetto proprio e loro, un senso di malessere, di disgusto. Si forma una specie di infezione interiore, la sensibilità distorta da un'affettività infetta generano relazioni malsane, con se stessi e con gli altri. È importante oggi più che mai custodire la propria affettività dall'abuso che viene da fuori, che entra dentro senza che te ne accorgi e fa montare con il tempo un senso di repulsione di sé in se stessi e nelle persone più vicine.
Una casa costruita sulla roccia è salda [Mt 7,25]. Prendersene cura vuol dire custodirla. Nella vita spirituale, un insegnamento costante dei maggiori maestri dello spirito è la custodia dei sensi. Custodire lo sguardo, la vista, sapendo mettere i filtri necessari ai nostri apparati sociali e personali. Custodire il sentire interiore, e l'udito, distogliendo l'attenzione da ciò che non è puro e infetta la vita dell'anima. La custodia è vigilanza, si coltiva nella preghiera e nella temperanza, osservando da dove siamo attaccati nei nostri punti più deboli [1Pt 5,8] per capire quali punti della casa sono più soggetti ai colpi che vengono da fuori e rimediare con semplicità facendoci più forti, più astuti e più forti. Non lasciarsi rubare in casa l'amicizia e il desiderio.
La vita dell'anima è un'esperienza spirituale, la più alta delle esperienze umane e quella che le sorregge tutte.
Consente di arrivare molto in alto scalando la montagna della libertà interiore e del possesso di sé.
Promette il Cielo.
È la vita dei puri di cuore, che non sono perfetti perché ancora in lotta. Ma sono già beati, e vedranno Dio.
Massimo Merlino, L.C. è sacerdote religioso, formatore e padre spirituale, supporta diversi movimenti laici.
Serve la Caritas parrocchiale di un quartiere ad alta indigenza popolare a Palermo.
Ha accompagnato PURIdiCUORE nella intuizione originaria e nel germoglio del processo costitutivo e aiuta nello sviluppo dell’Associazione.