Nell’intenzione di preghiera per questo mese di aprile, il Santo Padre spiega «sicuramente avete sentito parlare del dramma delle dipendenze. E… avete pensato anche alla dipendenza dal gioco, dalla pornografia, da Internet e ai pericoli dello spazio virtuale? Basandoci sul “Vangelo della Misericordia”, possiamo alleviare, curare e guarire le tante sofferenze legate alle nuove dipendenze. Preghiamo affinché tutte le persone sotto l’influenza delle dipendenze possano essere ben aiutate e accompagnate».
Termini che ricordano un suo discorso pronunciato in occasione di una Conferenza svoltasi in Vaticano nel dicembre 2018: «Un ambito sempre più rischioso si sta rivelando lo spazio virtuale: in alcuni siti di Internet, i giovani, e non solo, vengono adescati e trascinati in una schiavitù dalla quale è difficile liberarsi e che conduce alla perdita del senso della vita e a volte della vita stessa. Di fronte a questo scenario preoccupante, la Chiesa sente come urgente il bisogno di instaurare nel mondo contemporaneo una forma di umanesimo che riporti al centro del discorso socio-economico-culturale la persona umana; un umanesimo che ha quale fondamento il “Vangelo della Misericordia”. A partire da esso, i discepoli di Gesù trovano ispirazione per attuare un’azione pastorale veramente efficace al fine di alleviare, curare e guarire le tante sofferenze legate alle multiformi dipendenze presenti sulla scena umana». Inoltre, la Chiesa, unitamente alle istituzioni civili e alle diverse agenzie educative, è «impegnata in ogni parte del mondo per contrastare il diffondersi delle dipendenze mobilitando le proprie energie sulla prevenzione, la cura, la riabilitazione e sui progetti di reinserimento per restituire dignità a coloro che ne sono stati privati. Per vincere le dipendenze è necessario un impegno sinergico, che coinvolga le diverse realtà presenti sul territorio nell’attuare programmi sociali orientati alla salute, al sostegno familiare e soprattutto all’educazione». Il Sommo Pontefice, in quell’occasione, auspicava un «maggiore coordinamento delle politiche (…) anti-dipendenze – non servono politiche isolate: è un problema umano, è un problema sociale, tutto dev’essere collegato – creando reti di solidarietà e prossimità».
L’intenzione di preghiera per questo mese di aprile – dedicata alle dipendenze tra le quali viene annoverata la pornografia – si può opportunamente ricondurre al consumo intenso di materiale porno online che caratterizza queste settimane di confinamento, sia in Italia, sia in altri Paesi. Come osservavo in una recente intervista, alcuni siti pornografici hanno annunciato e offerto «accessi gratuiti durante la pandemia nelle zone colpite duramente e sottoposte a confinamento. Vennero reclamizzati, per esempio, accessi gratuiti per Lombardia e Veneto. Con questa trovata, quei siti hanno avuto una vetrina aggiuntiva, grazie a canali di informazione “terzi” che, in modo incauto, hanno dato maggior visibilità alla loro promozione, coinvolgendo in tal modo anche gente che di solito non viene raggiunta dal marketing pornografico. In definitiva, alcuni dei principali siti dell’industria pornografica si sono fatti una bella pubblicità, riuscendo a far parlare di loro al di fuori della sfera dei media specializzati nel porno. Ciò contribuisce a “normalizzare” o banalizzare la pornografia: la si tratta come una notizia qualsiasi. Con tante persone a casa e l’aumento di videoconferenze, streaming, giochi e lezioni online, Internet è molto sollecitato. Non pavento rischi di crollo, ma prendo atto del fatto che, con l’emergenza coronavirus, Netflix, YouTube e altri siti riducono la qualità dello streaming per consentire di navigare a chi ha bisogno di farlo, per ragioni di studio o di lavoro. Sarebbe davvero un peccato, quindi, che questi utenti venissero anche solo minimante ostacolati proprio dal traffico porno». Nei giorni scorsi ci sono state altre trovate pubblicitarie del genere, intendo da parte di siti pornografici le cui comunicazioni vennero riprese da canali di informazione “terzi”. Progressivamente, la pubblicità pornografica spazia a raggio sempre più largo; è un fenomeno iniziato già da alcuni anni, indubbiamente, ma vale la pena soffermarvisi proprio in questa stagione di confinamento. Difatti, aggiungevo nella summenzionata intervista, «si assiste non solo a un aumento del consumo da parte degli utenti abituali ma anche alla creazione di numerosissimi nuovi account sui siti che hanno offerto contenuti gratis nelle zone di confinamento. Possiamo dedurre che la combinazione tra Covid e pubblicità dei suddetti siti abbia funzionato: sono aumentati i consumatori (…). In questa particolare situazione, forse il rischio è rappresentato sì dall’isolamento e dall’ozio, ma anche dalle difficoltà. Penso a chi ha perso il lavoro (o comunque ha visto il proprio reddito drasticamente ridotto): per costoro la pornografia rischia di essere percepita e usata come una valvola di sfogo. Così potrà apparire sul momento ma, a lungo andare, la pornografia è una trappola di tristezza e di insoddisfazione dalla quale non si ricava nulla di buono e nella quale ci si invischia. Quindi diventa difficile “Uscire dal tunnel”, per usare il titolo del volume dello psicoterapeuta Peter Kleponis che l’Associazione PURIdiCUORE portò in Italia nel 2017. Gli adolescenti, poi, saranno anche maggiormente vicini ai genitori in questi giorni, ma tutti hanno uno smartphone dunque il rischio c’è! Più per via dello smartphone che del coronavirus. Adolescenti e soprattutto pre-adolescenti sono particolarmente a rischio poiché la pornografia li colpisce in una fase cruciale della loro maturazione, arrivando anche ad influenzarli profondamente. Iniziare a consumare pornografia a 14 o a 40 anni non è la stessa cosa per lo sviluppo della persona (oltre che ad essere illegale nel primo caso). Tantissimi purtroppo iniziano ben prima dei 14 anni. Bambini, giovani e adolescenti non sono mai da trascurare!». Anzi, il Presidente francese, Emmanuel Macron, lo scorso novembre a Parigi, parlava di un inizio attorno ai 13 anni.
Ciò premesso, emerge una difficoltà: quale aiuto si può dare e attraverso quali canali darlo e soprattutto annunciarlo, sapendo che chi cerca e consuma pornografia starà presumibilmente frequentando altri canali? Infatti, è inverosimile «comprare spazi pubblicitari sui vari siti pornografici (arricchendo così l’industria pornografica!) al fine di reclamizzare gruppi di aiuto oppure per mettere in guardia contro il rischio di dipendenza e altri rischi, avvalendosi di messaggi simili agli avvertimenti che si trovano sui pacchetti di sigarette. Il primo passo è la consapevolezza. Come il Senato dell’Utah stabilì nel 2016, la pornografia può essere considerata una minaccia per la salute pubblica. Anche il governo britannico ha lavorato molto su questo tema. Consapevolezza, informazione e prevenzione vanno di pari passo. Un aiuto importante consiste dunque nel creare e nel proporre occasioni di dialogo, di contatto, ogniqualvolta sia possibile, a tutti i livelli, come diceva lei, cioè in sussidiarietà. Ad esempio, si può fare in modo che: le autorità pubbliche informino in merito ai pericoli derivanti dalla pornografia e annuncino che esistono servizi di aiuto per chi vuole uscire dalla dipendenza o leggi che condannano la cosiddetta porno-vendetta; anche la comunità medico-scientifica spieghi i problemi che osserva; i presidi convochino nelle scuole specialisti delle dipendenze per parlare di questo tema coi genitori e con gli alunni; i parroci evochino ogni tanto questi temi nelle omelie, nei corsi per fidanzati o in confessionale. Allora chi soffre di questo consumo, nonché chi conosce qualcuno che ne soffre (un coniuge, un figlio) e chi si preoccupa della prevenzione (genitori, educatori, responsabili associativi), vedrà una mano tesa e penserà: “Su questo tema imbarazzante, ecco una persona sensibile e informata, a cui posso rivolgermi per un consiglio, forse potrà indicarmi una persona esperta, o un percorso di guarigione”. Voglio sottolineare che il Santo Padre Francesco si è espresso con forza su questi temi, con contributi molti precisi, penso al suo discorso del 6 ottobre 2017 e a quello del 14 novembre 2019. L’indifferenza non è ammissibile. (…) In queste settimane, assistiamo – ed è molto confortante – a un fiorire di iniziative religiose online, in Italia e all’estero: videomessaggi dai cappellani di varie associazioni, moltiplicazione delle messe in streaming, siti e app di preghiera. Tante parrocchie, poi, paiono aver riscoperto che i loro parrocchiani hanno delle caselle e-mail e mandano sussidi per la Settimana Santa, per la preghiera in famiglia e via dicendo. Tutto molto opportuno e davvero bello. In famiglia ne approfittiamo molto. Sarebbe bene che in qualche omelia in streaming o in qualche sussidio pdf si dedicasse una parola anche al rapporto con il proprio computer, con lo smartphone e con Internet in questi momenti di confinamento prolungato. Esistono percorsi di guarigione online o in formato cartaceo, esistono testi di riferimento, gruppi di aiuto, terapeuti qualificati su questi temi». Non paiono esser mai abbastanza le occasioni di informazione, di dialogo, di mostrare uno spiraglio di luce.
Col suo videomessaggio, Papa Francesco esorta da una parte a non dimenticare né sottovalutare le situazioni di dipendenza, e dall’altra parte ribadisce che è possibile alleviare, curare, accompagnare e guarire! Il tutto se si parte dal Vangelo della Misericordia. Un testo utile per approfondire questo concetto così caro a Papa Francesco è la bolla Misericordiae vultus, della quale proprio oggi ricorre il quinto anniversario. Questa bolla rievoca la missione di «annunciare la liberazione a quanti sono prigionieri delle nuove schiavitù della società moderna, restituire la vista a chi non riesce più a vedere perché curvo su sé stesso, e restituire dignità a quanti ne sono stati privati» (§ 16). «E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati (…). Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (…). Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; (…) se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; (…) se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle» (§ 15). Forse questa fine di quaresima 2020 così particolare – stiamo vivendo momenti terribili ma che rimarranno storici – è un tempo propizio per rincuorarsi, penso soprattutto a tutti coloro che pregano e che si adoperano per restituire la dignità e annunciare una possibile liberazione a quanti sono prigionieri delle nuove schiavitù della società moderna, in particolare la pornografia online.
Buona Pasqua!
11 aprile 2020
Tebaldo Vinciguerra
Segretario di PURIdiCUORE