Il Messaggio del Santo Padre per la Giornata mondiale della Pace 2024 è dedicato al tema complesso e variegato dell’intelligenza artificiale (IA). Spiega Francesco: «non possiamo presumere a priori che il suo sviluppo apporti un contributo benefico al futuro dell’umanità (…). Tale risultato positivo sarà possibile solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile e di rispettare valori umani fondamentali» Dinnanzi a tali preoccupazioni, aggiunge che non ci si può limitare a sperare o «presumere, da parte di chi progetta algoritmi e tecnologie digitali, un impegno ad agire in modo etico e responsabile». Difatti, oltre agli algoritmi che contribuiscono a creare dipendenza (tema sul quale ha lavorato, tra altri, la cyberpsicologa irlandese Mary Aiken), stiamo assistendo alla nascita di app preoccupanti, e le ricadute negative del loro uso non si fanno aspettare. Siamo solo agli inizi di casi come questi: « (…) spogliano le compagne di classe grazie all’intelligenza artificiale: già cinque casi in procura (…) Una ragazzina delle medie e una studentessa delle superiori (…) spogliate virtualmente grazie a una semplice app che utilizza l’intelligenza artificiale per creare immagini e filmati. E poi date in pasto alle chat degli amici» (articolo di Denis Barea su Corriere del Veneto – Corriere della Sera, un articolo tra tanti).
La Internet Watch Foundation, durante il solo mese di settembre 2023, ha analizzato 11.108 immagini generate dall’IA su un forum che condivide materiale pedopornografico. Di queste immagini, 2.978 effettivamente violavano la legislazione britannica in quanto rappresentavano esplicitamente un abuso sessuale di minorenni (oltre 2.500 in modo estremamente realistico). Susie Hargreaves, amministratrice delegata della Fondazione, prevede che stia arrivando uno tsunami di immagini di abusi sessuali generate tramite IA (sito della Internet Watch Foundation con altri dati e riferimenti alla una tavola rotonda organizzata alla Casa Bianca per discutere questa tendenza preoccupante).
Notizie simili arrivano da altri Paesi (per esempio la vicina Spagna, articolo di Elisabetta Rosso su fanpage.it) nonché da altri rapporti che segnalano l’aumento e la diversificazione dei pericoli collegati di Internet (in primis le reti sociali) e alle nuove app (articolo di Simone Cosimi su Vanity Fair), alcune delle quali vengono adoperate per realizzare deepfake. Questo termine, come spiega la Polizia di Stato, scaturisce «dall’unione delle parole deep learning e fake» e indica video, foto oppue audio falsi, generati utilizzando programmi di IA concepiti per «modificare dati reali e renderli credibili: i falsi contenuti, generati grazie a sofisticati algoritmi, sovrappongono volti a corpi di altre persone (…). Elevato il numero di video pornografici, principalmente di donne, creati e diffusi per arrecare danno, umiliare la vittima e in altri casi realizzare profitti». La questione dell’uso dei deepkafe pornografici è stata sollevata dall’UNESCO già da anni (Steering AI and Advanced ICTs for Knowledge Societies A Rights, Openness, Access, and Multi-stakeholder Perspective. Steering AI and Advanced ICTs for Knowledge Societies, 2019, p. 141).
Anche il recentissimo documento vaticano sulla dignità umana allude a questa tragica tendenza: «Nuove forme di violenza si diffondono attraverso i social media (…) il web è anche un canale di diffusione della pornografia e di sfruttamento delle persone a scopo sessuale (…)» (Dicastero per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dignitas Infinita, § 61).
Azioni nel digitale, danni nella vita reale!
Nel Messaggio precedentemente citato, Papa Francesco indica alcune piste: le sfide che pone l’IA esigono che si rafforzino o se necessario istituiscano «organismi incaricati di esaminare le questioni etiche emergenti e di tutelare i diritti di quanti utilizzano forme di intelligenza artificiale o ne sono influenzati». Le sfide «sono tecniche, ma anche antropologiche, educative, sociali e politiche» e la risposta non può essere che articolata, integrale. Creare strutture e reti di prevenzione, di allarme, di guarigione e di grazia laddove l’IA facilita reti di isolamento, di minaccia, di abuso e di pornografia. Ci vorrà tempo per educare, per legiferare, per controllare e per correggere. Tempo affinché, come auspica Papa Francesco, «l’immensa espansione della tecnologia [sia] accompagnata da un’adeguata formazione alla responsabilità per il suo sviluppo» sorretta da autentici valori. Ma non c’è tempo da perdere. Soprattutto per la consapevolezza. Un app o una rete sociale possono fare danni sul serio!
All’inizio di questo mese di maggio ricorreva la Giornata nazionale per la lotta alla pedofilia e alla pedopornografia, un’occasione opportuna per (ri)sollevare questi temi. E sperare che dagli sviluppatori di IA arrivino anche buone notizie per chi desidera tutelare la società (in particolare le persone più vulnerabili) dallo tsunami pornografico, non essenzialmente motivi di allarme (articolo di Michele Raviart su Vatican News).
Tebaldo Vinciguerra